Con il collega di università di mio padre una volta abbiamo fatto l’amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà . Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d’assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all’università . PS. palestina libera.
Con il collega di università di mio padre una volta abbiamo fatto l’amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà . Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d’assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all’università . PS. palestina libera.
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
E avevo una barca se pioveva e avevo la giacca se naufragava
E avevo una barca se pioveva e avevo la giacca se naufragava
Vita di paglia grazie @elianalalephotography
Vita di paglia grazie @elianalalephotography
Vita di paglia grazie @elianalalephotography
Venere dei tatuaggi quante volte darei questo coro d’ombre che è mio, e il rumore d’inutili spade che mi sferraglia nel petto e la solitaria colomba di sangue che sta sulla mia fronte a invocare cose scomparse, esseri scomparsi, sostanze stranamente inseparabili e perdute. Pablo Neruda
La luna era come un chiodo su cui era stato appeso il manto scuro della notte Una voce si leva ne è valsa la pena E un manto di neve si poggia sul cuore un cuore che mormora Come il cortile di pioggia quando la pioggia è finita.