Francesco Serpico Top 100 Instagram Photos and Posts

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Most liked Instagram photo of Francesco Serpico
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Francesco Serpico Instagram - Pietro ti ama, ma Nino Sarratore fa quella cosa che ti piace con la lingua.
Francesco Serpico Instagram - Pietro ti ama, ma Nino Sarratore fa quella cosa che ti piace con la lingua.
Francesco Serpico Instagram - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
Francesco Serpico Instagram - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
Francesco Serpico Instagram - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
Francesco Serpico Instagram - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
Francesco Serpico Instagram - breath!

@augustus_rivers 🦍
Francesco Serpico Instagram - proviamo anche con dio, non si sa mai. 

Ornella Vanoni
Francesco Serpico Instagram - proviamo anche con dio, non si sa mai. 

Ornella Vanoni
Francesco Serpico Instagram - proviamo anche con dio, non si sa mai. 

Ornella Vanoni
Francesco Serpico Instagram - proviamo anche con dio, non si sa mai. 

Ornella Vanoni
Francesco Serpico Instagram - carmela è 'na bambola
Francesco Serpico Instagram - different moods. but this is the basic guy
Francesco Serpico Instagram - different moods. but this is the basic guy
Francesco Serpico Instagram - different moods. but this is the basic guy
Francesco Serpico Instagram - la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi.

@luna
Francesco Serpico Instagram - la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi.

@luna
Francesco Serpico Instagram - la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi.

@luna
Francesco Serpico Instagram - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
poi dopo c'è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.
Francesco Serpico Instagram - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
poi dopo c'è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.
Francesco Serpico Instagram - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
poi dopo c'è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.
Francesco Serpico Instagram - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
poi dopo c'è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.
Francesco Serpico Instagram - 🐺🌊 @danielchichagovphotography
Francesco Serpico Instagram - 🐺🌊 @danielchichagovphotography
Francesco Serpico Instagram - 🐺🌊 @danielchichagovphotography
Francesco Serpico Instagram - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati
Francesco Serpico Instagram - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati
Francesco Serpico Instagram - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati
Francesco Serpico Instagram - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati
Francesco Serpico Instagram - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati
Francesco Serpico Instagram - Vanity pusher

photo of @tessaaceves
Francesco Serpico Instagram - @danielchichagovphotography 🌋♥️
Francesco Serpico Instagram - @danielchichagovphotography 🌋♥️
Francesco Serpico Instagram - @danielchichagovphotography 🌋♥️
Francesco Serpico Instagram - Con il collega di università di mio padre
una volta abbiamo fatto l'amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d'assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all'università.

PS. palestina libera.
Francesco Serpico Instagram - Con il collega di università di mio padre
una volta abbiamo fatto l'amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d'assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all'università.

PS. palestina libera.
Francesco Serpico Instagram - disperato erotico stop
Francesco Serpico Instagram - vera dentro un tempo tutto artificiale, nuda tra le maschere di carnevale.
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano
Francesco Serpico Instagram -
Francesco Serpico Instagram - ombre aleggiano all'orizzonte, cospirano, aspettano.

27/02 #seasonfinale
Francesco Serpico Instagram - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
queste carezze che non chiedono conto

Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

@rac.regist_aconfronto 
foto di @irenemaiorino
Francesco Serpico Instagram - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
queste carezze che non chiedono conto

Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

@rac.regist_aconfronto 
foto di @irenemaiorino
Francesco Serpico Instagram - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
queste carezze che non chiedono conto

Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

@rac.regist_aconfronto 
foto di @irenemaiorino
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni
Francesco Serpico Instagram - yet bolo keeps turning
Francesco Serpico Instagram - yet bolo keeps turning
Francesco Serpico Instagram - yet bolo keeps turning
Francesco Serpico Instagram - il fatto che parlo con gli animali non vuol dire necessariamente che gli stia simpatico
Francesco Serpico Instagram - mi pare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - ,saper aspettare
Francesco Serpico Instagram - I believe you, deeper.

pausajam
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
Francesco Serpico Instagram - casa, dov'è ?
Francesco Serpico Instagram - e ciccke e ciackke
Francesco Serpico Instagram - paura e delirio sul mio conto corrente
Francesco Serpico Instagram - @roverta_9ph 

destino d'argilla
Francesco Serpico Instagram - @roverta_9ph 

destino d'argilla
Francesco Serpico Instagram - Scomodi e Sconvenienti @ecoteatromilano

27/28 Gennaio ore 20:45
29 Gennaio ore 16:00
Via Fezzan 11, Milano
di Emiliano Metalli, diretto da Orazio Rotolo Schifone

Con Francesco Serpico, Giuseppe Benvegna e Orazio Rotolo Schifone.

Costumi Simone Natali

Aiuto regia  Rebecca Righetti

La storia è incentrata, in maniera assolutamente libera e romanzata, attorno alla figura
di Ermanno Randi: un giovane attore ucciso dal suo compagno. Siamo all'inizio degli anni 50 e la stampa ne parlò prima in maniera denigratoria, fino a cancellarne il nome.
Francesco Serpico Instagram - E avevo una barca se pioveva e avevo la giacca se naufragava
Francesco Serpico Instagram - E avevo una barca se pioveva e avevo la giacca se naufragava
Francesco Serpico Instagram - terra 'e nisciuno
Francesco Serpico Instagram - terra 'e nisciuno
Francesco Serpico Instagram - terra 'e nisciuno
Francesco Serpico Instagram - terra 'e nisciuno
Francesco Serpico Instagram - terra 'e nisciuno
Francesco Serpico Instagram - Forniture

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Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
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Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
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E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
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Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
Francesco Serpico Instagram - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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Francesco Serpico - 32.2K Likes - Pietro ti ama, ma Nino Sarratore fa quella cosa che ti piace con la lingua.

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Caption : Pietro ti ama, ma Nino Sarratore fa quella cosa che ti piace con la lingua.
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Francesco Serpico - 32.2K Likes - Pietro ti ama, ma Nino Sarratore fa quella cosa che ti piace con la lingua.

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Francesco Serpico - 14.5K Likes - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata

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Caption : Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com’era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
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Francesco Serpico - 14.5K Likes - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata

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Caption : Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com’era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata
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Francesco Serpico - 14.5K Likes - Ieri sono scampato alla morte, mi è caduta una bottiglia di Ceres a 20 centimetri, scivolata da chissà quale finestra, si è frantumata
in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata

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in terra. mi sono spaventato, non ho però condannato il manigoldo, che, com'era prevedibile, non si è affacciato, perché è capitato anche a me di fare cadere una Peroni 66 da un tetto una volta, Laura lo ricorda bene. per tutta risposta vado a bere della birra BUFU col mio amico Filippo, lo quale mi immortala in acrobazie alcoliche senza mai farmi dimenticare la mia natura, io infatti sono Corto Maltese. buona giornata

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Francesco Serpico - 10.6K Likes - breath!

@augustus_rivers 🦍

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Francesco Serpico - 10K Likes - proviamo anche con dio, non si sa mai. 

Ornella Vanoni

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Caption : proviamo anche con dio, non si sa mai. Ornella Vanoni
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Ornella Vanoni

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Ornella Vanoni

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Ornella Vanoni

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Francesco Serpico - 7.8K Likes - carmela è 'na bambola

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Caption : carmela è ‘na bambola
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Francesco Serpico - 7.8K Likes - different moods. but this is the basic guy

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Caption : different moods. but this is the basic guy
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Francesco Serpico - 7.8K Likes - different moods. but this is the basic guy

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Francesco Serpico - 7.6K Likes - la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi.

@luna

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Caption : la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi. @luna
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Francesco Serpico - 7.6K Likes - la teoria del pesce palla spiegata ai vagabondi.

@luna

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Francesco Serpico - 7.3K Likes - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
poi dopo c'è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.

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Caption : io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente rimango ammaliato, come a godermi per un istante nella testa l’implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai poi dopo c’è quasi sempre una jam, per fortuna, e @filippodecarli.
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rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
l'implosione di tutte quelle vite che non vivrò mai
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rimango ammaliato,
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Francesco Serpico - 7.3K Likes - io ogni volta che un treno della mia vita passa inesorabilmente
rimango ammaliato,
come a godermi per un istante nella testa
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Francesco Serpico - 7K Likes - 🐺🌊 @danielchichagovphotography

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Francesco Serpico - 6.2K Likes - Oh father let me go.

si può fare tutto in acqua persino essere pescati

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Caption : Oh father let me go. si può fare tutto in acqua persino essere pescati
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si può fare tutto in acqua persino essere pescati

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photo of @tessaaceves

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Francesco Serpico - 6K Likes - Con il collega di università di mio padre
una volta abbiamo fatto l'amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d'assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all'università.

PS. palestina libera.

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Caption : Con il collega di università di mio padre una volta abbiamo fatto l’amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d’assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all’università. PS. palestina libera.
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Francesco Serpico - 6K Likes - Con il collega di università di mio padre
una volta abbiamo fatto l'amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d'assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all'università.

PS. palestina libera.

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Caption : Con il collega di università di mio padre una volta abbiamo fatto l’amore. Più precisamente coccole anarchiche, più precisamente un gruppo di freakkettoni che al buio in una stanza si carezzano e si annusano senza sapere a chi, senza sapere da chi. Con il collega di università di mio padre abbiamo visto gli uccelli e i pensieri migrare nelle quattro mura di un una stanza sulla spiaggia, malati di un virus chiamato libertà. Il compagno di università di mio padre mi ha disegnato i principi della musica popolare con un pennarello rosso su due fogli aperti e appesi alla porta scorrevole della camera dei miei attaccati con lo scotch, ma io non li ho imparati. Lui va in Rio io vado per New York. Entrambi sappiamo che quando mio padre si laureerà noi avremo da salutarci per sempre, ma fino ad allora possiamo continuare a distribuire al mondo le foto per le pagine centrali delle nostre copiose biografie. Come quelle che ci sono nei libri di tattica d’assalto che leggeva mio padre prima di iscriversi all’università. PS. palestina libera.
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Francesco Serpico - 5.3K Likes - disperato erotico stop

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Caption : disperato erotico stop
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Francesco Serpico - 5.3K Likes - vera dentro un tempo tutto artificiale, nuda tra le maschere di carnevale.

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Caption : vera dentro un tempo tutto artificiale, nuda tra le maschere di carnevale.
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Francesco Serpico - 5.1K Likes - che pur sempre coraggiosi nel tormento, c'infiammiamo di furia di vento e fallimento.

foto di @ilatoscano

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Caption : che pur sempre coraggiosi nel tormento, c’infiammiamo di furia di vento e fallimento. foto di @ilatoscano
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Francesco Serpico - 4.3K Likes -

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Caption :
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Francesco Serpico - 4.1K Likes - ombre aleggiano all'orizzonte, cospirano, aspettano.

27/02 #seasonfinale

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Caption : ombre aleggiano all’orizzonte, cospirano, aspettano. 27/02 #seasonfinale
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Francesco Serpico - 4.1K Likes - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
queste carezze che non chiedono conto

Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

@rac.regist_aconfronto 
foto di @irenemaiorino

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Caption : Non disertare Non disertare il dolore questa mancanza al respiro questi graffi, profondi, sul volto Non disertare l’abbraccio questo tenersi corpo nel corpo queste carezze che non chiedono conto Non disertare l’assenza questa ferita che resta questo silenzio che brucia, in frantumi Non disertare le mani questo sfiorarsi per non cadere questo cercarsi per non sentirsi più soli Non disertare la nostalgia questo addio che non ci siamo detti questo esserci comunque, sempre, accanto Non disertare la paura questo restare in assenza questo amarsi in assenza, non poter fare altro Non disertare il sorriso questa bellezza improvvisa questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza Non disertare la lotta questo bisogno a sognare questo rifiuto all’offesa, ostinato assalto alle fortezze Non disertare la cura questo coraggio del cuore questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità Non disertare il cielo queste stelle lontane questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome. Antonio Esposito @rac.regist_aconfronto foto di @irenemaiorino
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Francesco Serpico - 4.1K Likes - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
queste carezze che non chiedono conto

Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

@rac.regist_aconfronto 
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Caption : Non disertare Non disertare il dolore questa mancanza al respiro questi graffi, profondi, sul volto Non disertare l’abbraccio questo tenersi corpo nel corpo queste carezze che non chiedono conto Non disertare l’assenza questa ferita che resta questo silenzio che brucia, in frantumi Non disertare le mani questo sfiorarsi per non cadere questo cercarsi per non sentirsi più soli Non disertare la nostalgia questo addio che non ci siamo detti questo esserci comunque, sempre, accanto Non disertare la paura questo restare in assenza questo amarsi in assenza, non poter fare altro Non disertare il sorriso questa bellezza improvvisa questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza Non disertare la lotta questo bisogno a sognare questo rifiuto all’offesa, ostinato assalto alle fortezze Non disertare la cura questo coraggio del cuore questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità Non disertare il cielo queste stelle lontane questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome. Antonio Esposito @rac.regist_aconfronto foto di @irenemaiorino
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Francesco Serpico - 4.1K Likes - Non disertare

Non disertare il dolore
questa mancanza al respiro
questi graffi, profondi, sul volto

Non disertare l'abbraccio
questo tenersi corpo nel corpo
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Non disertare l'assenza
questa ferita che resta
questo silenzio che brucia, in frantumi

Non disertare le mani
questo sfiorarsi per non cadere
questo cercarsi per non sentirsi più soli

Non disertare la nostalgia
questo addio che non ci siamo detti
questo esserci comunque, sempre, accanto

Non disertare la paura
questo restare in assenza
questo amarsi in assenza, non poter fare altro

Non disertare il sorriso
questa bellezza improvvisa
questo approdo alla notte, di sollievo e salvezza

Non disertare la lotta
questo bisogno a sognare
questo rifiuto all'offesa, ostinato assalto alle fortezze

Non disertare la cura
questo coraggio del cuore
questa tenerezza della parola, riconoscersi nella fragilità

Non disertare il cielo
queste stelle lontane
questo alfabeto di luce, a comporre il tuo nome.

Antonio Esposito

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Francesco Serpico - 3.9K Likes - Bu!

foto di @lollovolollo 
amore di 12 anni

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Caption : Bu! foto di @lollovolollo amore di 12 anni
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Francesco Serpico - 3.8K Likes - yet bolo keeps turning

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Francesco Serpico - 3.8K Likes - il fatto che parlo con gli animali non vuol dire necessariamente che gli stia simpatico

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Francesco Serpico - 3.3K Likes - mi pare

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Francesco Serpico - 3.2K Likes - ,saper aspettare

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Francesco Serpico - 3.2K Likes - I believe you, deeper.

pausajam

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Caption : I believe you, deeper. pausajam
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Francesco Serpico - 3K Likes - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.

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Caption : Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
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Francesco Serpico - 3K Likes - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.

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Caption : Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
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Francesco Serpico - 3K Likes - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.

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Caption : Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
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Francesco Serpico - 3K Likes - Cristo dio ma c'è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C'è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d'oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia... forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell'occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell'estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.

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Caption : Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
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Caption : Cristo dio ma c’è la fai a scrivere una poesia, una cosa carina elegante, non dico la divina commedia che comunque è sopravvalutata ma comunque qualcosa che non sia un flusso stupido di coscienza stupida, stupita e neanche una disarmante frase caustica da quattro soldi che spieghi ai sorci i crocevia del tempo. Buchi bianchi e buchi neri brumano il manto dei pensieri e si arrendono alla sabbia della noia. Cosa cerchi in questo labirinto di segni, di seni molli e di mughiera. quale bandiera esattamente impronti come cassiere della notte, burocrata del circo dei sogni di Dio. Non darti per vinto, amore mio. Cerca ancora, scava la risposta alla domanda che non ti ho posta. C’è la risposta e anche il tono del poeta in questa selva di note di pietra. ecco così si fa, cospargi di parole inesatte queste tue comiche mulattiere. Ascolta il vicino, spingi alla meta nella tua menticina fosca di poeta. Erezioni disperate, proiezioni ortogonali di orchi e di fate. Castelli cangianti di birilli spaiati, di spiriti, di spiriti di giganti. Sbatta la nave contro suo figlio a volte d’oro inciso a volte solo di smorto dipinto. Spalmatemi su una tela e spingetemi nei solchi della tavolozza. Che non mi viene più niente da dire. mi stupisco del mio stesso incastro. Ruba parole, poeta, dal vicino, dalla sera, dalla seta dello sguardo, tu dici sguardo, giusto, spesso. E come fai a ritrovare la strada di casa quando esci. forse oggi la poesia… forse io non posso proprio esprimermi al riguardo, il lamento dell’occhio a riccardo? davvero fai, spregiudicato codardo? dove vai nei giorni caldi dell’estate di tutti i sensi? Cosa sono tutti i sensi, sporco bastardo? Guarda ancora una notifica, non sei in ritardo. La retorica è per i ritardati qualcuno mi bruci le mani per favore, accoltellatemi negli intenti. Tutte le genti mi rivolgo a voi, sprecate i miei passi come fossero semi, spargetemi ai quattro venti.
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Francesco Serpico - 2.9K Likes - casa, dov'è ?

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Caption : casa, dov’è ?
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Francesco Serpico - 2.8K Likes - e ciccke e ciackke

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Caption : e ciccke e ciackke
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Francesco Serpico - 2.8K Likes - paura e delirio sul mio conto corrente

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Caption : paura e delirio sul mio conto corrente
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Francesco Serpico - 2.7K Likes - @roverta_9ph 

destino d'argilla

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destino d'argilla

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Caption : @roverta_9ph destino d’argilla
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Francesco Serpico - 2.7K Likes - Scomodi e Sconvenienti @ecoteatromilano

27/28 Gennaio ore 20:45
29 Gennaio ore 16:00
Via Fezzan 11, Milano
di Emiliano Metalli, diretto da Orazio Rotolo Schifone

Con Francesco Serpico, Giuseppe Benvegna e Orazio Rotolo Schifone.

Costumi Simone Natali

Aiuto regia  Rebecca Righetti

La storia è incentrata, in maniera assolutamente libera e romanzata, attorno alla figura
di Ermanno Randi: un giovane attore ucciso dal suo compagno. Siamo all'inizio degli anni 50 e la stampa ne parlò prima in maniera denigratoria, fino a cancellarne il nome.

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Caption : Scomodi e Sconvenienti @ecoteatromilano 27/28 Gennaio ore 20:45 29 Gennaio ore 16:00 Via Fezzan 11, Milano di Emiliano Metalli, diretto da Orazio Rotolo Schifone Con Francesco Serpico, Giuseppe Benvegna e Orazio Rotolo Schifone. Costumi Simone Natali Aiuto regia Rebecca Righetti La storia è incentrata, in maniera assolutamente libera e romanzata, attorno alla figura di Ermanno Randi: un giovane attore ucciso dal suo compagno. Siamo all’inizio degli anni 50 e la stampa ne parlò prima in maniera denigratoria, fino a cancellarne il nome.
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Francesco Serpico - 2.5K Likes - E avevo una barca se pioveva e avevo la giacca se naufragava

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Francesco Serpico - 2.5K Likes - terra 'e nisciuno

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Francesco Serpico - 2.4K Likes - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.

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Caption : Quando un napoletano sogna l’eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. Vicino al Gigante si vive un po’ così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo, ogni dolore, cancellato e riscritto. Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: “punto e a capo”. E allora in questa giornata particolare c’è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un’amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell’attesa colpevole di una passione proibita. E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma. Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L’oro di Napoli. Quando sogno l’eruzione del Vesuvio, c’è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c’è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l’aggia v’rè. Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d’altri tempi, litografia d’amore e turbamento. pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità. A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
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Francesco Serpico - 2.4K Likes - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.

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Caption : Quando un napoletano sogna l’eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. Vicino al Gigante si vive un po’ così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo, ogni dolore, cancellato e riscritto. Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: “punto e a capo”. E allora in questa giornata particolare c’è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un’amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell’attesa colpevole di una passione proibita. E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma. Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L’oro di Napoli. Quando sogno l’eruzione del Vesuvio, c’è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c’è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l’aggia v’rè. Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d’altri tempi, litografia d’amore e turbamento. pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità. A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
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Francesco Serpico - 2.4K Likes - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità.
A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.

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Caption : Quando un napoletano sogna l’eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. Vicino al Gigante si vive un po’ così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo, ogni dolore, cancellato e riscritto. Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: “punto e a capo”. E allora in questa giornata particolare c’è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un’amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell’attesa colpevole di una passione proibita. E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma. Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L’oro di Napoli. Quando sogno l’eruzione del Vesuvio, c’è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c’è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l’aggia v’rè. Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d’altri tempi, litografia d’amore e turbamento. pale, scalpelli, pennelli sono le sole armi a darci ragione eterna della nostra umanità. A testimoniare che dopo migliaia di anni un amore profondo brucia ancora.
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Francesco Serpico - 2.4K Likes - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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Francesco Serpico - 2.4K Likes - Quando un napoletano sogna l'eruzione del Vesuvio è sicuro che quella che verrà sarà una giornata particolare. Tutto ciò che succederà nelle ore successive sarà solo eco lontana di uno scampato, bramato pericolo. gli eventi hanno un aspetto relativo, rimandano impotenti a qualcosa di più grande. distruttivo e meraviglioso, al di sopra della vita e della morte. 
Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
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E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
Un pulsante di autodistruzione che si staglia placido sulle cartoline e che dà alla vita un sapore più passeggero. Un boato che detta al corso della storia: "punto e a capo".
E allora in questa giornata particolare c'è un lapsus che mi accompagna. un personalissimo tango con la catastrofe che mi intrattiene come un'amante silenzioso per il quale ogni belvedere è inquadratura, ogni balcone è palco. Nell'attesa colpevole di una passione proibita. 
E non si storca il naso quando si sentono queste parole, perché questa terra come quel vulcano è un calderone, dove tutto si mescola e si trasforma.
Il fuoco diventa cenere e la cenere diventa bosco, il sangue amaro di questa terra diventa lava e la lava diventa tufo, basalto, piperno con cui nei secoli abbiamo costruito le nostre case, le nostre strade le nostre chiese. L'oro di Napoli.
Quando sogno l'eruzione del Vesuvio, c'è sempre qualcosa che va al di là della salvezza, c'è una tensione, una chiamata ancestrale a testimoniare. Non importa quanto sono in pericolo, ij l'aggia v'rè.

Nel 79 d.C. questa sensazione è stata siglata nella storia. Sepolta e ritrovata, riportata in vita, dai figli dei figli dei figli di quella terra come foto lontanissima di famiglia, bassorilievo d'altri tempi, litografia d'amore e turbamento.
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Vicino al Gigante si vive un po' così, come se ci fosse sempre qualcosa di più grave di tutto quello che accade, che potrebbe accadere. la sensazione che in qualsiasi momento tutto potrebbe essere spazzato via e ogni ricordo, ogni sputo,  ogni dolore, cancellato e riscritto.
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